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4 giugno, 2019

La “grande bellezza” è il vero prestigioso brand con cui il mondo ci identifica e che desidera conoscere

Il futuro delle nostre imprese deve passare anche per un rinnovamento in cui Imprenditorialità e Cultura inizino a camminare insieme. Spesso si sente dire che “con la cultura non si mangia”. Non è vero. La cultura alimenta lo spirito, è parte di quello che siamo e di quello che facciamo, ci unisce in comunità. E quindi la cultura entra prepotentemente anche nel fare impresa.

Tutti provano il desiderio di viaggiare, attratti dai luoghi di importanza storica, culturale, artistica, monumentale e paesaggistica. Questo desiderio di andar per luoghi e vivere emozioni non finirà mai. È in questa bellissima prospettiva, che ci apre il turismo come settore economico in espansione, che si deve vedere una grande occasione.

Non si tratta solo di “produrre e vendere” ma piuttosto favorire un’esperienza immersiva totale che derivi dall’emozione di essere nei posti, di vedere con i propri occhi, di sentire i suoni e gli odori, di ascoltare le voci, di toccare e mangiare i cibi, di sentire raccontare, da chi ci vive, la storia, il mito, la leggenda che riguarda quel posto.

Non è una novità, da sempre è riconosciuta l’eccellenza italiana nel gusto, nell’enogastronomia, nella moda. Soprattutto in quest’ultimo campo, da decenni, la locuzione inglese “Italian Style” è sinonimo nel mondo di raffinatezza e buona fabbricazione.

Ma c’è oggi una cultura d’impresa sempre più sensibile al bello, testimoniata da tanti imprenditori e imprenditrici amanti della cultura e del bello, che fanno della loro passione per le arti una leva strategica per arricchire il loro brand e i loro prodotti di valori, significato e senso.

Come imprenditrice, e presidente di Confcommercio Terziario Donna, credo fortemente in questo modello, il quale mette al centro cultura e bellezza, in un nuovo umanesimo.

Non è un caso che per celebrare i 40 anni di attività aziendale della mia famiglia, operante nei settori dell’abbigliamento donna, è stato lanciato un progetto che volge lo sguardo alla bellezza della nostra terra. La nuova capsule collection, La Vie En Rosalia, ha infatti una forte connotazione di sicilianità.

Da anni La Vie en Rose, marchio della nostra società c.i.d.a. srl, realizza collezioni di prêt-à-porter femminile superando le difficoltà di fare impresa in una terra bellissima ma difficilissima, la Sicilia. Abbiamo puntato sul design italiano, sulle capacità artigianali italiane, sulla qualità favorita da norme che inducono al rispetto dell’ambiente, alla tutela di chi consuma e di chi lavora. Abbiamo vinto la sfida.

Ora vogliamo valorizzare l’immagine della nostra terra, la cui cultura e le cui tradizioni sono sempre più apprezzate dai turisti e riconosciute nel mondo. L’ispirazione di questo nuovo progetto stilistico nasce da Palermo e dalle bellezze insite nel suo territorio: la natura e il patrimonio artistico-culturale, i simboli culturali e quelli popolari della tradizione.

Già con la scelta del nome, Rosalia, l’azienda celebra uno dei massimi simboli della nostra città, la Santa Patrona di Palermo, la Santuzza, la liberatrice dalla peste, la donna suscitatrice di speranza e di rinascita. È un progetto che esprime amore per la nostra terra ma anche un messaggio di speranza contro il degrado e la rassegnazione.

Nella realizzazione del logo è stato deciso di reinterpretare la tradizionale ruota siciliana, rileggendola in chiave moderna, con la convinzione che tradizione ed innovazione debbano essere legate insieme. La ruota è idealmente un elemento siciliano, che richiama il tipico carretto sfarzosamente decorato. Inoltre, la ruota rispecchia l’idea del movimento, quindi lo sviluppo economico.

L’obiettivo è esaltare l’artigianalità e allo stesso tempo la tradizione siciliana con fantasie appositamente create ed esclusive. Pezzi unici che rievocano le classiche maioliche o lo splendore barocco delle ricche decorazioni dei palazzi aristocratici. Oppure richiamano quell’influenza araba   che, dopo più di mille anni, ancora permea i segni e i colori della Sicilia. Grande spazio poi alla lussureggiante e unica natura siciliana, dove si incrociano piante e colture di luoghi dai climi diversi. Senza dimenticare i colori del nostro meraviglioso mare.

Ma la bellezza che esaltiamo non è mai fine a se stessa, ma è motore di sviluppo. E anche per questo il patrimonio culturale non è solo qualcosa da celebrare ma bene comune da salvaguardare, valorizzare e rivitalizzare.

Da poco si è svolto a Palermo un importante seminario dal titolo “Art Bonus, valorizzare i Beni Culturali”, organizzato dall’Assessorato regionale dei Beni culturali e Confcommercio Palermo.  Si tratta di uno strumento fondamentale ma poco conosciuto che offre ottime possibilità sia alla pubblica amministrazione che ai privati.

Nel binomio pubblico e privato, attraverso l’utilizzo di Art bonus, risiede la possibilità di avviare moderne forme di valorizzazione dei beni culturali. Il seminario è stato utile per approfondire la conoscenza delle caratteristiche di questo strumento e per mettere assieme tutti gli attori, Regione, Confcommercio Palermo, Agenzia delle Entrate, Ordine dei Commercialisti, enti locali.

È stata un’occasione per immaginare una strategia comune per il futuro, strategia concreta perché può coniugare bellezza e sviluppo, perché induce al fare e al fare bene. Per sostenere e preservare i beni culturali bisogna compensare la crescente esiguità dei fondi pubblici. L’Art Bonus può rappresentare uno strumento utile e facile per fare mecenatismo diffuso, non solo cercando grandi sostenitori ma anche piccoli, ma numerosi e costanti. Solo così sarà possibile consegnarli alle generazioni future. L’impresa sa e deve sentire di avere una responsabilità sociale. Non si tratta solo di senso civico, ma di favorire lo sviluppo, la crescita dei nostri territori.

Patrizia Di Dio