Milano Fashion Week: in passerella il valore dell’impresa made in Italy
Al via la Milano Fashion Week, l’evento ‘simbolo’ che rappresenta la moda italiana nel mondo.
Insieme a New York, Londra e Parigi, Milano è una delle Big Four internazionali della moda. È il 1951 l’anno della legittimazione internazionale per la moda italiana nel mondo, quando Giovanni Battista Giorgini, creatore a Firenze dell’Alta Moda e del Made in Italy, mostra per primo le collezioni degli stilisti di alta moda italiani a giornalisti e buyer internazionali. È proprio prendendo a modello le sfilate fiorentine di Giorgini che nel 1958 nasce la Milano Fashion Week. Ma è con le prime sfilate prêt à porter di Versace, Giorgio Armani, Dolce & Gabbana, Gucci, Emilio Pucci, Roberto Cavalli ed Ermanno Scervino che, negli anni ‘70 la città di Milano diventa il punto di riferimento della moda italiana nel mondo. Sino ai tempi attuali.
La settimana della moda di Milano ha un ruolo propulsore per tutto il Made in Italy e per tutta l’economia del Paese.
La Milano Fashion Week Women’s, che avrà luogo dal 21 a 27 febbraio, prevede infatti ben 164 eventi organizzati da Camera Nazionale della Moda Italiana, con particolare attenzione ai talenti emergenti. La Camera della Moda, per garantire una copertura dell’evento su scala mondiale, offre la possibilità di fruire in modalità digitale di tutti i contenuti sulla sua piattaforma.
Da quest’anno poi si arricchisce di un ulteriore valore: la Milano Fashion Week punta l’attenzione sulla sostenibilità. Spicca tra gli appuntamenti proposti un intero weekend dedicato all’economia circolare, un’occasione in cui i piccoli e grandi marchi avranno l’opportunità di raccontare il potenziale della moda ecologica e sostenibile.
La Milano Fashion Week è uno degli eventi moda più attesi dell’anno, quest’anno con qualche preoccupazione sui numeri, dovuta ai forti rincari del prezzo dell’energia e delle materie prime che hanno fatto aumentare i prezzi industriali di tutta la filiera del 7,2% rispetto al 2021.
Previsioni gravate, soprattutto per la prima metà del 2023, anche dalle conseguenze del conflitto russo-ucraino. Questo è quanto emerge dai dati della Fet (Fashion Economic Trends) della Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI).
Per sostenere il settore moda Italia sono allora fondamentali eventi come la Fashion Week di Milano, che rappresenta da sempre un importante banco di prova e un vero impulso per tutto il Made in Italy. Un evento capace di mobilitare 13.000 imprese che danno lavoro a 90.000 persone, e anticipano le tendenza moda dell’anno. Per avere però previsioni più sicure del trend di quest’anno bisognerà aspettare il primo trimestre, dove peserà molto l’inflazione che ha raggiunto il valore più alto degli ultimi 40 anni e che ha avuto e avrà ancora conseguenze su tutto il mercato del consumo di massa così come sul settore del lusso.
L’industria della moda italiana si sta finalmente lasciando alle spalle il disastro dalla pandemia, registrando ricavi per 83,3 miliardi di euro nel 2021 e sulla buona strada per salire, secondo proiezioni preliminari di uno studio della Camera Nazionale della Moda Italiana, del 10,5% quest’anno a 92 miliardi di euro. È la migliore performance del settore in 20 anni.
Quest’edizione vede poi anche la ripresa della spesa dei turisti extraeuropei in città, con il recupero della spesa tax free degli stranieri in incoming che si prevede superiore rispetto all’edizione del 2019, superando così il periodo pre-pandemia.
Gli incassi maggiori saranno per alberghi e alloggi (42,6 milioni) e ristorazione (20 milioni). Tutto in una settimana: che secondo la stima dell’ufficio studi di Confcommercio dovrebbe portare un indotto di circa 70 milioni.
In numeri assoluti, se l’anno scorso la settimana della moda donna portò a Milano circa 51 mila visitatori italiani e 40 mila stranieri, nel 2023 quelle cifre dovrebbero salire a 57 e 45 mila: significa che dei circa 380 mila arrivi in città previsti nel mese di febbraio, oltre uno su quattro dovrebbe essere legato alle sfilate e agli eventi connessi. Tutto questo, al netto dell’assenza dei viaggiatori russi.
Questo determina un vantaggio per tutto l’indotto misurato in oltre 70 milioni di euro.
È un segnale importante per FederModa che si unisce al ritrovato trend positivo nel turismo e certifica un costante recupero di competitività del settore moda, uno dei fiori all’occhiello dell’industria italiana e un recupero del settore retail che in Italia tradizionalmente rappresenta il traino di qualità del fashion.