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14 aprile, 2023

Contro la crisi energetica, misure per le imprese

Il costo dell’energia rappresenta, oggi più che mai, uno dei maggiori ostacoli alla competitività delle imprese italiane in relazione sia al mercato interno che a quello internazionale.

L'aumento incoltrollato delle bollette causa una perdurante perdita di competitività delle nostre imprese rispetto a quelle operanti in altri paesi europei, in particolare Francia e Spagna, dove i prezzi dell’energia sono mediamente e costantemente inferiori rispetto all’Italia, a parità di consumi.

Su base annuale, il gap registrato nel 2022 rispetto agli altri paesi europei è stato estremamente rilevante, e il dato è tanto più significativo se si considerano le risorse complessivamente stanziate dai singoli paesi nel 2022 per far fronte ai rincari energetici, con l’Italia al primo posto con quasi 60 miliardi, quasi il doppio di quanto stanziato dalla Spagna.

L’Italia ha complessivamente speso più di entrambi i suoi diretti competitor nel settore terziario, continuando a registrare costi delle bollette elettriche decisamente più elevati rispetto agli altri paesi competitors.

Dai report dell’Ufficio Studi Confcommercio emerge un aumento dei costi energetici stimato, per le imprese del terziario, dai 13 miliardi del 2021 ai 40 del 2022.

Il costo dell’energia è una variabile determinante per la valorizzazione e sviluppo dell’impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi. Serve quindi agire per ridare equità al mercato.

Ridare slancio alla competitività del nostro sistema produttivo comportala necessità di porre in essere, con tempestività, interventi sistemici per il contenimento dei costi dell’energia.

Si tratta di un tema trasversale che investe tutti i settori economici e che rende impossibile mantenere quella vitalità del nostro sistema produttivo che ha permesso di contraddistinguere l’Italia come simbolo di qualità e di eccellenza nel mondo.

Scontiamo, evidentemente, l’errore di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni.

Scontiamo, ancora, i troppi ‘no’ preconcetti e l’ipertrofia burocratica che, ad ogni passo, blocca decisioni e realizzazioni.

Servono, invece, pragmatismo e realismo per gestire il processo di transizione energetica all’insegna della convergenza necessaria tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale.

Occorre allora, e innanzitutto, creare nuova capacità di rigassificazione e potenziare quella esistente in modo tale da creare una valida alternativa alle importazioni di gas ed alle dipendenze da altri Stati.

Occorre sostenere – anche economicamente - l’efficienza energetica, anche nelle piccole e medie imprese, rendendo quest’ultime pienamente consapevoli dei benefici economici e ambientali che le misure di risparmio energetico possono determinare.

L’ottimizzazione dei consumi energetici, a livello di impresa e, soprattutto, di Paese, passa necessariamente dall’utilizzo delle fonti rinnovabili. Occorre quindi favorire l’installazione di impianti solari su edifici esistenti o di nuova realizzazione, creando le condizioni tecniche per consentire alle PMI di beneficiare dell’autoconsumo e della conseguente riduzione dei costi di approvvigionamento dell’energia.

In tal modo, le nostre imprese potranno evolvere: da semplici fruitori di energia a veri e propri produttori di energia, grazie all’adesione ad un nuovo modello di ‘Green Economy’ che trasforma gli utenti da consumatori a produttori, in linea con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile.